PREVIDAGE SRL
Sede legale
Corso Garibaldi, 49
20121 Milano (MI)
REA di Milano 2740204
CF e P.IVA 13733500964
Capitale sociale € 10.000
previdage@legalmail.it
Sedi operative
Via Larga, 8
20122 Milano (MI)
Piazza De Gasperi, 12/16
21047 Saronno (VA)
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Pensione di invalidità: posso lavorare? Molte persone che percepiscono una pensione d’invalidità civile si chiedono se possano continuare a lavorare senza perdere il sussidio. Se ti è stata riconosciuta un’invalidità dal 74% in su, potresti essere preoccupato di non poter intraprendere un’attività lavorativa per timore di perdere la pensione.
La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, chi percepisce la pensione d’invalidità civile può lavorare.
L’unico caso in cui il lavoro non è compatibile con la pensione è quando si è stati dichiarati invalidi al 100% con riconoscimento di inabilità totale e permanente a qualsiasi attività lavorativa.
In questo caso, la prestazione si chiama pensione di inabilità ed è una misura previdenziale, diversa dalla pensione d’invalidità civile, che è un sussidio assistenziale. Negli altri casi, anche se è stata riconosciuta una parziale inabilità al lavoro o alle mansioni specifiche, è possibile continuare a lavorare.
Bisogna fare attenzione, però, ad alcuni dettagli importanti legati al reddito e allo stato di disoccupazione.
In questo articolo esaminiamo nel dettaglio i casi in cui è possibile lavorare e quali sono le condizioni da rispettare per mantenere il diritto alla pensione d’invalidità civile.
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L’invalidità civile è una condizione che comporta una riduzione della capacità lavorativa. È importante distinguere l’invalidità dall’handicap.
Quest’ultimo, infatti, riguarda uno svantaggio sociale o lavorativo derivante da una malattia o menomazione, e dalla non autosufficienza che si riferisce a difficoltà persistenti nel compiere le attività quotidiane senza l’aiuto di un accompagnatore.
Che cos’è la pensione d’invalidità civile?
La pensione d’invalidità civile, chiamata anche assegno di assistenza per gli invalidi civili parziali, è una prestazione economica erogata dall’INPS per coloro che hanno un’invalidità riconosciuta tra il 74% e il 99%. Questa prestazione è legata a due condizioni fondamentali: l’invalidità e la situazione di disoccupazione, oltre al rispetto di determinati limiti di reddito.
Per gli invalidi civili con il 100% di invalidità, l’assegno di assistenza prende il nome di pensione di inabilità civile. Anche in questo caso, il diritto alla prestazione è condizionato dal rispetto di limiti di reddito, ma questi sono più alti rispetto agli invalidi parziali.
A quanto ammonta la pensione d’invalidità civile?
Nel 2024, l’importo della pensione d’invalidità civile è pari a 333,33 euro al mese, sia per gli invalidi parziali che per quelli al 100%. In alcuni casi, è possibile ottenere una maggiorazione sociale, e nei casi in cui si abbia diritto all’incremento al milione, la prestazione può arrivare fino a 735,05 euro al mese.
Requisiti per ottenere la pensione d’invalidità civile
I requisiti per ottenere la pensione d’invalidità civile sono i seguenti:
Se il reddito supera i 5.725,46 euro annui, anche senza superare i 8.500 euro, si perde il diritto alla pensione d’invalidità parziale.
La pensione di inabilità civile spetta agli invalidi al 100% con i seguenti requisiti:
Come anticipato, la pensione d’invalidità civile, anche al 100%, non implica automaticamente l’impossibilità di lavorare. L’unica eccezione riguarda coloro che sono stati riconosciuti permanentemente e totalmente inabili a qualsiasi attività lavorativa.
In tutti gli altri casi, è possibile lavorare, ma è necessario rispettare i limiti di reddito imposti dalla legge. Se si supera il limite, si perde il diritto alla pensione.
Posso essere licenziato se percepisco la pensione d’invalidità civile?
Se un dipendente diventa invalido e acquisisce il diritto alla pensione d’invalidità o d’inabilità civile, il datore di lavoro non può licenziarlo solo per questo motivo. Se viene riconosciuta un’inabilità alle mansioni specifiche e non è possibile ricollocarlo in altre mansioni equivalenti o inferiori, il licenziamento può essere legittimo.
In caso di ricollocamento in mansioni inferiori, il lavoratore ha diritto a conservare il trattamento economico più favorevole legato alle precedenti mansioni. Se il licenziamento dovesse comunque avvenire, il lavoratore ha diritto ad essere supportato dai servizi per l’impiego per trovare una nuova collocazione lavorativa.
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