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Quota 103

Quota 103: cosa cambia per la pensione anticipata nel 2025?

La Legge di Bilancio 2024 ha confermato la proroga della Quota 103 anche per il 2025, ma con alcune restrizioni che rendono questa opzione di pensionamento anticipato meno vantaggiosa rispetto agli anni precedenti. Se sei un lavoratore vicino al pensionamento o stai pianificando il tuo futuro previdenziale, ecco tutto quello che devi sapere.

Quali sono le principali novità?

Con la proroga della Quota 103, il Governo ha confermato la volontà di mantenere strumenti come Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna. Tuttavia, le condizioni restano invariate rispetto al 2024; ricordiamo alcune limitazioni importanti:

  • Ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico: il trattamento viene calcolato esclusivamente sulla base dei contributi versati, una modalità che in molti casi risulta meno favorevole rispetto al sistema misto o retributivo.
  • Soglia massima dell’importo: il limite dell’assegno è fissato a 4 volte il trattamento minimo INPS, ovvero per il 2024 a 2.394,44 euro lordi al mese, una riduzione significativa rispetto al passato.
  • Finestre di attesa più lunghe: una volta raggiunti i requisiti, si dovrà attendere 7 mesi per i lavoratori del settore privato e 9 mesi per i dipendenti pubblici prima di iniziare a percepire la pensione.

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Chi può accedere alla Quota 103 nel 2025?

Per usufruire di questa forma di pensionamento anticipato, entro il 31 dicembre 2025, sarà necessario soddisfare due requisiti principali:

  • Età anagrafica: almeno 62 anni.
  • Contributi versati: almeno 41 anni.

È importante notare che i contributi possono essere cumulati da diverse gestioni previdenziali gestite dall’INPS (escluse le casse professionali). Tuttavia, di questi 41 anni, per la maggior parte dei lavoratori almeno 35 devono escludere contributi figurativi legati a malattia, disoccupazione o infortuni.

Cosa succede a chi ha già maturato i requisiti?

Per i lavoratori che hanno maturato i requisiti per la Quota 103 entro il 31 dicembre 2023, le nuove restrizioni e il ricalcolo contributivo non si applicano grazie al meccanismo della cristallizzazione dei requisiti. Questo significa che potranno accedere alla pensione secondo le condizioni più favorevoli previste dalla normativa precedente.

Cosa comportano le finestre di attesa?

Anche nel 2025, una volta raggiunti i requisiti, i lavoratori dovranno aspettare un periodo di tempo prima di ricevere la pensione:

  • 7 mesi per i lavoratori privati.
  • 9 mesi per i dipendenti pubblici.

Questi tempi di attesa, già introdotti nel 2024, sono meno vantaggiosi rispetto al 2023, quando le finestre erano di soli 3 mesi (privati) e 6 mesi (pubblici).

Un assegno più basso: la soglia massima dell’importo

Per chi maturerà i requisiti nel 2024 e 2025, l’importo massimo della pensione non potrà superare 4 volte il trattamento minimo INPS, pari nel 2024 a  2.394,44 euro lordi mensili. Questo rappresenta una riduzione significativa rispetto al limite precedente, che era fissato a 5 volte il trattamento minimo.

Il ricalcolo contributivo: un vantaggio o una penalizzazione?

L’assegno pensionistico della Quota 103 continuerà ad essere calcolato con il sistema contributivo, basato esclusivamente sui contributi versati e sull’età pensionabile. Questo metodo è generalmente meno vantaggioso rispetto al sistema misto o retributivo, ma in alcuni casi specifici potrebbe risultare più conveniente. Ad esempio, lavoratori con carriere contributive stabili e senza interruzioni potrebbero subire penalizzazioni meno evidenti.

Incumulabilità con i redditi da lavoro

Anche nel 2025, la pensione Quota 103 sarà incompatibile con i redditi da lavoro, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, entro il limite di 5.000 euro lordi all’anno.

Se si lavora anche per un solo giorno, la pensione sarà sospesa per l’intero anno. La regola resta valida fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria, fissata a 67 anni.

Bonus Maroni: un incentivo per chi continua a lavorare

Per chi decide di restare al lavoro nonostante abbia maturato i requisiti per la Quota 103, è confermato il Bonus Maroni, che offre un vantaggio economico interessante:

  • Esenzione contributiva: il lavoratore non versa più i contributi previdenziali, e la somma viene interamente corrisposta in busta paga.
  • Aumento dello stipendio netto: l’incremento può arrivare a circa il 10% dell’imponibile previdenziale lordo.

Attenzione: rinunciare ai contributi significa ridurre l’importo della futura pensione, soprattutto per la parte calcolata con il sistema contributivo. È quindi importante valutare con attenzione questa opzione.

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