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pensione

Tutto sulla pensione: vecchiaia, anticipata e per superstiti

La pensione è fondamentale nel sistema previdenziale italiano poiché garantisce stabilità economica nella fase post-lavorativa. La normativa offre diverse opzioni per accedere al trattamento pensionistico, che variano in base all’età, all’anzianità contributiva e alla categoria di appartenenza. È importante conoscere le regole che disciplinano le pensioni per fare scelte consapevoli e pianificare il proprio futuro.

PENSIONE DI VECCHIAIA

Attualmente, il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria è fissato a 67 anni, valido fino al 31 dicembre 2026, con possibilità di incremento dal 2027 per adeguarsi alla speranza di vita. Per accedere, è necessario aver maturato almeno 20 anni di contributi.

Per alcune categorie che rientrano nelle cosiddette deroghe Amato, tuttavia, il requisito contributivo si riduce a 15 anni. Un altro aspetto rilevante riguarda l’importo dell’assegno: chi non ha contributi precedenti al 1995 deve percepire un importo almeno pari all’assegno sociale, una soglia che dal 2025 potrà essere raggiunta anche utilizzando la pensione complementare, semplificando i requisiti di accesso. Prima di richiedere la pensione, è necessario cessare l’attività lavorativa subordinata, con l’eccezione dei contratti part-time.

Non tutti i lavoratori devono necessariamente attendere i 67 anni per accedere alla pensione di vecchiaia.

 

PENSIONE ANTICIPATA

Esistono agevolazioni specifiche per alcune categorie. Ad esempio, chi ha un’invalidità pari almeno all’80% può richiedere la pensione già a 61 anni per gli uomini e 56 anni per le donne, con un’attesa di 12 mesi di finestra.

Questa opzione, però, è riservata ai dipendenti del settore privato e richiede una valutazione dell’INPS. Per i lavoratori non vedenti, i requisiti sono ulteriormente ridotti: le donne possono accedere a 51 anni con 10 anni di contributi, mentre per gli uomini le condizioni variano tra i 56 e i 61 anni, in base alla condizione personale. Le deroghe Amato, introdotte per specifiche categorie, consentono l’accesso alla pensione con 15 anni di contributi per chi ha maturato tali requisiti entro il 1992, per chi entro la stessa data è stato autorizzato ai versamenti volontari o o per chi ha un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni con 10 anni lavorati in modo discontinuo

Per chi ha iniziato a lavorare dal 1996, la pensione segue il sistema contributivo. In questo caso, è possibile accedere alla pensione, oltrechè con 67 anni di età e 20 di contributi (e un importo soglia almeno pari all’assegno sociale) e con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), anche con 64 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno minimo pari a 3 volte l’assegno sociale (soglie più basse sono previste per le lavoratrici madri) e, infine, con almeno 71 anni di età e 5 anni di contributi effettivi, escludendo i figurativi.

Quest’ultima opzione non richiede un importo minimo dell’assegno, rendendola particolarmente utile per chi ha avuto carriere lavorative meno lineari.

Le madri lavoratrici possono beneficiare di agevolazioni specifiche, come uno sconto sull’età pensionabile pari a 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi per chi ha quattro figli o più. In alternativa, possono scegliere di incrementare l’importo della pensione grazie a un coefficiente di calcolo migliorato.

PENSIONE AI SUPERSTITI

Oltre alla pensione di vecchiaia, il sistema prevede trattamenti per i superstiti, pensati per garantire un supporto economico ai familiari di un assicurato o pensionato deceduto. Esistono due tipi principali di prestazioni: la pensione di reversibilità, dedicata ai familiari di un pensionato, e la pensione indiretta, riservata ai superstiti di un lavoratore che aveva maturato almeno 15 anni di contributi o, in alternativa, 5 anni di contributi, di cui 3 versati negli ultimi 5 anni. Se questi requisiti non sono soddisfatti, è possibile accedere a una pensione indiretta privilegiata o, in ultima istanza, a un’indennità di morte calcolata sui contributi versati.

La pensione di reversibilità è destinata ai familiari di un pensionato e può essere richiesta dal coniuge, dai figli minorenni, dagli studenti fino a 26 anni o dai figli maggiorenni inabili. In alcuni casi, ne hanno diritto anche genitori ultrasessantacinquenni o fratelli e sorelle inabili. L’importo della pensione ai superstiti è calcolato come percentuale dell’assegno percepito dal defunto, variando dal 60% per il coniuge fino al 100% in presenza di più figli. Tuttavia, l’importo può subire riduzioni se il beneficiario ha redditi superiori a determinate soglie, anche se tali riduzioni non possono mai superare l’importo del reddito stesso.

Infine, la pensione anticipata rappresenta un’opportunità per chi desidera lasciare il lavoro prima del raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria. Questo trattamento si basa esclusivamente sull’anzianità contributiva: 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Dal 2019, è stata introdotta una finestra mobile di 3 mesi tra la maturazione del requisito contributivo e la decorrenza della pensione, che sarà estesa fino a 9 mesi entro il 2028 per i dipendenti pubblici non statali (ad oggi, per loro la finestra è di 4 mesi). Per i lavoratori nel sistema contributivo, l’accesso è previsto con almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi effettivi, escludendo i figurativi, più 3 mesi di finestra e un importo soglia minimo di 3 volte l’assegno sociale (soglie più basse sono previste per le lavoratrici con figli). Dal 2025, il requisito sale a 25 anni per chi utilizza la pensione complementare per raggiungere l’importo soglia minimo.

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