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21047 Saronno (VA)
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Calcolo della pensione: quale metodo è più vantaggioso? Quando si tratta di pianificare il pensionamento, una delle decisioni più importanti riguarda il metodo di calcolo della pensione. Il ricalcolo interamente contributivo, pur essendo spesso considerato meno favorevole rispetto al sistema misto, può offrire vantaggi in situazioni specifiche, come in presenza di vuoti contributivi, contributi datati o un calo significativo dei redditi negli ultimi anni di carriera.
Il calcolo contributivo, inoltre, consente, in molti casi, un’uscita anticipata dal mondo del lavoro e una maggiore flessibilità nella gestione delle opzioni di pensionamento.
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Leggi l’articolo sui minimali di retribuzione 2024
Nel sistema pensionistico italiano, il metodo retributivo, che calcola l’importo della pensione in base agli ultimi o migliori anni di retribuzione, è ormai riservato a una piccola fascia di lavoratori. Solo chi aveva maturato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 può ancora beneficiare di una pensione interamente calcolata con questo sistema, ma anche questa opzione è sempre meno applicata.
Il sistema misto, che combina una parte retributiva per gli anni di contributi fino al 1995 e una parte contributiva per gli anni successivi, sta inoltre progressivamente lasciando spazio al ricalcolo contributivo.
Questo è ora il metodo standard per i lavoratori iscritti all’INPS dal 1996 in poi e viene incentivato dal legislatore anche per coloro che, iscritti prima del 1996, scelgono di usufruire di forme di pensionamento anticipato.
Anche chi è iscritto all’INPS prima del 1996 può optare per il calcolo contributivo della pensione.
Le principali modalità per sfruttare questa opportunità includono:
Rispetto al sistema misto o retributivo, il calcolo contributivo può risultare penalizzante perché la pensione viene calcolata sulla base dei contributi versati durante tutta la carriera, rivalutati annualmente in base alla crescita del PIL nominale. Questo metodo, quindi, non prende in considerazione solo le retribuzioni degli ultimi o migliori anni di carriera, che spesso sono più elevate, ma valuta l’intera storia contributiva del lavoratore.
Il contributo pensionistico così accumulato viene trasformato in pensione attraverso un coefficiente di trasformazione, che aumenta con l’età e viene aggiornato periodicamente per tenere conto delle variazioni nella speranza di vita. Tuttavia, negli ultimi anni, i tassi di rendimento dei contributi sono stati piuttosto bassi, con una riduzione dell’importo pensionistico che può superare il 30% rispetto al sistema retributivo.
Il ricalcolo interamente contributivo, nonostante le criticità, può risultare una scelta conveniente in alcune situazioni specifiche:
Una delle principali attrattive del ricalcolo contributivo è la possibilità di andare in pensione prima rispetto ai requisiti standard. Le opzioni di pensionamento anticipato, come la Quota 103 o l’opzione donna, sono spesso accompagnate dalla condizione di accettare il calcolo contributivo, che in questi casi consente una maggiore flessibilità nella scelta del momento del ritiro dal lavoro.
Chi sceglie di riscattare gli anni di studio universitario può farlo con un costo ridotto, beneficiando di un anticipo nell’uscita dal lavoro grazie alla pensione contributiva. Questo può essere un vantaggio per chi ha bisogno di accelerare il pensionamento.
Per capire meglio la differenza tra i vari metodi di calcolo, esaminiamo il caso di un dipendente comunale iscritto alla Cassa pensione degli enti locali (CPDEL). Questo lavoratore può andare in pensione nel novembre 2024 con Quota 103, accettando un calcolo contributivo. L’importo della pensione lorda sarebbe di 1.440,55 euro al mese.
In alternativa, potrebbe decidere di continuare a lavorare e di optare per la pensione anticipata ordinaria, che gli permetterebbe di andare in pensione il 1° aprile 2026. In questo caso, grazie al sistema misto, l’importo della pensione lorda sarebbe di 1.962,46 euro al mese. La differenza tra i due trattamenti pensionistici sarebbe di 521,91 euro al mese, a favore del sistema misto.
In alcuni casi, il ricalcolo contributivo può risultare più favorevole rispetto al sistema misto. Ecco alcune situazioni in cui questo potrebbe accadere:
Il ricalcolo contributivo è più conveniente in presenza di contributi datati e di periodi di contribuzione non più attivi. Prendiamo come esempio un lavoratore che, dopo gli anni ’90, ha interrotto i versamenti alla Cassa Ragionieri. In questo caso, il calcolo contributivo produrrebbe una pensione mensile lorda di 651,75 euro, mentre il calcolo retributivo porterebbe a un importo inferiore, pari a 466,37 euro. In questo scenario, il sistema contributivo risulta quindi più vantaggioso, con una differenza di 185,38 euro.
Chi ha lunghi periodi di vuoto contributivo può trovare nel ricalcolo contributivo una soluzione più favorevole. Ad esempio, abbiamo osservato in un caso di studio che un ex dipendente iscritto all’INPS con un vuoto contributivo di 10 anni (dal 1987 al 1997) potrebbe ottenere una pensione di 1.702,33 euro al mese con il calcolo contributivo, contro 1.689,96 euro con il sistema misto.
Il ricalcolo contributivo, infine, può essere utile per chi ha subito una diminuzione dei redditi negli ultimi anni di carriera. Nel nostro caso di studio, abbiamo considerato un lavoratore dipendente che ha percepito redditi medio-alti per gran parte della sua carriera, ma che negli ultimi 10 anni ha visto un calo significativo. In questo caso, la pensione contributiva sarebbe di 2.531,60 euro al mese, mentre il sistema misto produrrebbe una pensione di 2.426,29 euro, con una differenza di 105,31 euro a favore del contributivo.
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